Vivo alla giornata.
Non alla maniera
maledetta ed intrigante della beat generation, ma a quella sciatta e
disorganizzata di chi fatica ad immaginare il menu del prossimo
pasto. Ci sarebbe anche un alone eccitante in tutto questo, se poi
non finissi ogni volta, inevitabilmente, ad aprire una scatoletta di
ceci che, per pigrizia, non scaldo nemmeno al microonde e che
generalmente costituisce il famoso fondo del barile, da me
settimanalmente grattato. Infatti, pur intravvedendo la minaccia
della fame nera nel vuoto pneumatico di credenza e frigorifero, ogni
volta lascio che una deprecabile pigrizia si erga a muro invalicabile
tra l'attuale miseria ed una sana gita al supermercato, aperto
peraltro ventiquattr'ore su ventiquattro.
La mia totale incapacità
di prevedere il futuro è imputabile in parte alle mie penosissime
doti programmatorie, a causa delle quali, in anni ed anni di vita
accademica, ho coltivato e nutrito la perniciosa abitudine della
secchiata dell'ultimo minuto, ed in parte ad un'esagerata
indecisione, che mi spinge a soppesare le scelte in maniera
ossessivo-compulsiva e ad aggiungere improbabili opzioni a liste già
sufficientemente pingui.
Il mio vivere alla
giornata si riassume, quindi, in una serie di fobie e complessi
schizoidi, aggravati da miopia rispetto al futuro.
Quando non si sa dove
andare o che si farà a distanza di un paio di ore, diventa
ovviamente arduo rispondere a domande relative alla futura ubicazione
geografica.
Brancolo nel buio e, come
direbbe mio padre, ho poche idee ma confuse.
Un po' per pigrizia, un
bel po' per terrore di abbandonare amici e gatti, un po' per amore
degli spazi infiniti, un angolo della mia mente, del quale a dire il
vero mi vergogno non poco, sta cercando strategie picaresche per
rimanere in terra americana. Ma quell'angolo lì viene presto zittito
dalla mia anima anarco-vegana e dalla nostalgia di casa, dove
genitori, fratelli e amici (pelosi o meno) mi stanno (forse)
aspettando, in una fantasia bacata nella quale le majorette e la
banda del paese mi attendono al mio ritorno, che sarà benedetto dal
classico sole italiano.
A questo punto della mia
allucinazione, però, le fanfare vengono annientate col lanciafiamme
dalle demoralizzanti notizie relative alla crisi economica, scenario
che contempla amici con sei o sette lauree costretti a sgranocchiare
il magro ossicino di una supplenza di qualche settimana o a mendicare
un posto sottopagato con trucidi contratti a progetto farlocchi,
mentre nelle mie orecchie risuona la voce della Babi che, a mo' di
prefica, ripete “La' non tornare, che qui ce sta la miseria e la
gente s'ammazza per la disperazione”.
Vedendomi davanti le tre
Arpie della fame nera, mi aggrappo con disperazione all'immagine,
ormai idealizzata in modo imbarazzante, del vicino Canada, che prende
le forme di un ricchissimo eden popolato da angeliche figure alte e
bionde, talmente gentili da correre il rischio di sembrare un po'
idiote.
Il Canada è un visto
facile, seppur breve, ma è anche il dover trovare una casa, un
lavoro, nuovi amici e nuove routine. È la vicina Toronto, dove
abbondano i locali vegan e i frikkettoni miei simili, ma è anche la
lontanissima Vancouver che, con Babi, vagheggiamo di raggiungere a
bordo della mia Sweet Princess, nella speranza che non ci abbandoni
dopo le prime cento miglia di coast to coast.
Recentemente, due amiche
mi hanno fatto la stessa proposta: convivere con loro e la loro
prole. Tutto ciò mi porta a pensare che dovrei rivedere l'immagine
che ho di me stessa e ripensarmi nei panni del “male bread-winner”
o, meglio ancora, del marito un po' ubriacone che reclama il proprio
sacrosanto diritto ad una cena cruelty free ed alle camicie stirate.
In fin dei conti, in
tutto questo trambusto cerebrale, in tutta questa confusione
geografica, lo so benissimo dove sta casa mia: anche se loro non lo
sanno, anche se sono lontani e forse andranno ancora più lontano, i
miei fratelli e Kamalita sono “my home”. E, certo, anche mamma e
papà e la storia infinita del loro giardino stracolmo di piante e
della casa che cresce come un fungo.
sorella... che fai mese prossimo??? :)
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