Eccoci
qui, ritornati nella lovely, lovely Edmonton dopo tre settimane di
furore in Italia, dove la famiglia canadese (Pollo&MammaCanadesia) ha potuto incontrare quella italiana, nell'ambito del
progetto internazionale “ammazza quanto ce piasce la lasagna
(vegan)”.
Il
tour ha avuto inizio con la fuga dal Canada in una tipica giornanta
glaciale edmontoniana, durante la quale l'entusiasmo del viaggiatore è
incredibilmente rimasto intatto per tutte le venti ore di
peregrinazione tra Nord America ed Europa, nonostante agenti doganali
poco “friendly”, nonostante la sindrome da sedere piatto e
nonostante l'herpes di dimensioni bibliche che mi compare ogni volta
che ritorno in patria.
A
Milano, il comitato di benvenuto ha egregiamente introdotto la
Canadian Family agli usi e costumi locali, come il parcheggiare in
divieto di sosta per poi contrattare coi vigili su possibili multe,
la guida sportiva a scossoni nel traffico milanese, lo stipare in
macchine ridicolmente piccole cose e persone che le leggi della
fisica vorrebbero in spazi molto più ampi. A tutto ciò, mia madre
ha aggiunto un tocco distintivo: l'attentato alla vita di mio padre,
spinto a velocità supersonica su di una carrozzina del '15-'18,
mentre il pubblico canadese assisteva basito. Letterale commento di MammaCanadesia "Italians are crazy".
La
permanenza dai miei è stata scandita da visite di amici e parenti
con diversi livelli di padronanza della lingua inglese ma tutti
contraddistinti dall'incredibile voglia di comunicare con Pollo e
MammaCanadesia e tutti propensi al rituale del bacio&abbraccio,
usanza non molto diffusa qui in Ghiacciolandia, dove il toccare il
tuo interlocutore “Italian style” ti fa passare per maniaco e
libidinoso. Oltre allo tsunami amico-parentale, i due poveri
canadesi sono stati investiti pure da quello culinario, che ha reso
vero e tangibile lo stereotipo del “mangia, mangia!” e che ha
trasformato pranzi e cene in interminabili riti di iniziazione alla
cucina locale (in chiave vegan) e all'uso di bevande alcoliche
durante i pasti, tabù in Nord America. La pennichella postprandiale
è diventata consuetudine consolidata soprattutto grazie a mia madre
che, con premura materna e sguardo rapace, attendeva che il duo si
sedesse sul divano per coprirli con la copertina da riposino con
tanto di sigillatura dei piedi a mo' di fagottino.
Per
far apprezzare il Bel Paese a MammaCanadesia, che non è
praticamente mai uscita dal Canada, io e Pollo abbiamo deciso di
organizzare delle spedizioni a Venezia, Roma e Napoli. Ovviamente, le nostre doti organizzative e di gestione del tempo ci hanno portati a pianificare il tutto all'incirca la notte prima della partenza, conferendo alle circostanze una nota, come dire, di suspance ed un'aura da bettole di quart'ordine raccattate online.
A
Venezia tutto è filato liscio: ottimo ostello, cibo decente, tempo
non troppo schifido. In più, abbiamo trovato due guide d'eccezione
in Gabry e Guido che, a colpi di vinello, ci hanno fatto perdere,
ops, immergere nella Venezia più famosa così come in quella meno
nota.
L'avventura
romana è stata un po' più complicata...tipo che a due nanosecondi
dall'arrivo a Tiburtina lascio Pollo da solo per cinque mintuti al
bar della stazione e, al ritorno con espresso in mano, lo ritrovo
derubato del suo bagaglio. Connotati e mole da nordamericano lo hanno
reso un visibile bersaglio per i borseggiatori, che hanno utilizzato
il noto schema ”uno lo distrae e l'altro lo deruba” e che e,
contando su un'agilità un poco migliore di quella del mio Barbarian
da 150 kg, lo hanno seminato alla prima rampa di scale, dopo un
inseguimento alla Benny Hill.
Quest'episodio
ha messo in risalto una delle principali differenze culturali tra italiani e
canadesi: loro si fidano della gente, noi ci fidiamo della nostra
mano sul portafogli. Nonostante li avessi messi in guardia da
quisquilie come borseggi, truffe et similia, anni ed anni di porte
lasciate costantemente aperte, di autobus dove non ti devi aggrappare
alla borsetta, di paesi dove non ti rubano la macchina manco se la
lasci accesa con chiavi inserite, hanno reso i miei canadesi due
individui troppo fragili per sopravvivere indenni alle metropoli
nostrane. Grazie al cielo, nello zainetto sottratto con l'inganno al
povero Pollo c'erano praticamente solo i suoi vestiti, con i quali i
borseggiatori avranno probabilmente confezionato delle tende, ma per
sostituire i quali abbiamo sacrificato una giornata intera e 200 e
passa euri in un negozio di taglie forti zona Vaticano, dove la XXL
nordamericana viene venduta come una XXXXXL italiana, a beneficio
dell'autostima di Pollo
A
parte questo spiacevole evento iniziale, il dream team se l'è
spassata alla grande nella capitale e la mitica Rosse' ci ha pure
introdotti ai segreti della muratura dell'antica Roma...ammazza!
Pollo è addirittura riuscito a resistere all'invitante richiamo dei
venditori ambulanti e non ha acquistato nessuno selfie stick né
alcun orrido dipinto, tipo quello che, comprato in piazza Navona da
un artista di strada, ancora giace negletto in qualche polveroso
angolo del nostro garage a Edmonton e forse vedrà di nuovo la luce
sulla parete del bagno.
Prima
di approdare a Napoli, ho esercitato un po' di terrorismo psicologico
sul duo canadese, giusto per prepararli all'evenienza di ulteriori
borseggi. La mia notoriamente pessima capacità di previsione ha però
fatto sì che Pollo e MammaCanadesia si ritrovassero “scoperti” sul
fronte “guerriglia stradale urbana partenopea”, e tale miopia li
ha resi più vulnerabili di un pacifista hippie per sbaglio lanciato
in Vietnam in un giorno a caso degli anni Sessanta. Dopo aver infatti
rischiato molteplici volte di essere stirati da vari tipi di veicoli
su marciapiedi, in aree pedonali e credo anche nel corso dei loro
sogni notturni, i miei due canadesi hanno decretato che Napoli non faccia
per loro e che dovrebbe essere classificato come crimine contro
l'umanità l'importare in un ambiente dalla densità umana di un
formicaio affollato delle persone abituate a vivere in una nazione
che ospita trentacinque milioni di abitanti su una superficie più
grande dell'Europa.
I
ricordi che si portano a casa da Napoli sono la folla oceanica per il
tributo a Pino Daniele, il letto rotto dal Pollo all'ostello
ammuffito dove alloggiavamo e una foto ricordo indelebilmente
stampata nella loro memoria di una famiglia di tre persone tutte
allegramente a bordo di un minuscolo motorino, senza casco e con un
barboncino bianco in braccio.
Sul
treno Napoli-Milano il sollievo dei Canadians era palpabile...peccato che poi abbiano provato a truffarli pure sul
Malpensa Express, aaah!
Il
ritorno nella waste land edmontoniana ci è costato altre ottomila
ore di viaggio, tre check-in e interminabili chilometri macinati
all'interno di aeroporti vari, mentre la depressione post Italia è
stata affrontata a suon di vinello e taralli comprati all'Italian
Center locale e con sessioni di pet therapy con Phelony, reduce da
tre settimane di vacanze dallo zio ed un'aggressione ad un cervo
decorativo nel giardino dei vicini.
Adesso
ci aspettano i preparativi per un altro viaggio, ma questa è
un'altra storia...
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