Oggi e' il compleanno
della mia mamma. Settant'anni. Madonna.
Lasagne, torta e spumante
d'ordinanza con padre e gattacci vari raccimolati qua e la' per
festeggiare la sciura Angela nel giorno del suo genetliaco. E io,
dall'altra parte del mondo, mi guardo due foto scannerizzate anni fa.
Nella prima, mia madre mi porta in braccio ed e' piu' giovane di me
ora.
Io ho pochi mesi e indosso un vestitino che, anni dopo, usero'
per vestire le mie bambole. Ovviamente non ricordo nulla di allora,
ma voci di corridoio mi parlano di come la prima parola da me detta a
mia madre sia stata “no!”. Fin da allora si delineavano i
contorni del nostro rapporto, d'amore e d'opposizione. Credo che
alcuni vicini di casa della mia infanzia si ricordino ancora le scene
di dramma familiare all'ora di cena quando mia madre, donna in
carriera, stanca dopo ore interminabili di lavoro in citta' tornava a
casa per spadellare delizioso cibo che io, puntualmente, rifiutavo
col mio famoso “no!”. Gli scenari della nostra quotidianita'
erano, in quel frangente, principalmente tre: se mia madre era in
buona, cercava di giocare sul mio senso di colpa, fingendosi vittima
di un incantesimo paralizzante che avrebbe potuto essere sciolto solo
con la consumazione da parte mia della portata in questione; se la
sciura Angela si sentiva energetica, allora ci si esibiva in rincorse
per il cortile del condominio, dove i vicini di casa tifavano per me,
incitandomi a correre piu' veloce di quella povera donna brandente
una forchetta; se, infine, mia madre ne aveva le scatole piene,
poteva succedere che il cibo, ormai freddo e molliccio, finisse
direttamente in testa alla sottoscritta (e ancora ne rido). Tuttavia,
la legge del Karma sta rimettendo le cose al proprio posto, perche'
adesso sono io a dover fingere incantesimi et similia per convincere
a mangiare gli utenti con i quali lavoro.
La seconda foto ci ritrae
alle prese con il mitico slittino di legno nell'inverno del 1985,
quello della leggendaria nevicata da guinness. Mia madre, che ama
sciare e stare all'aria aperta, ha cercato di fare di me una persona
attiva, amante degli sport invernali, ma la mia istintiva tendenza al
“no!” mi ha portata, nel corso degli anni, a ripudiare tutto cio'
che fosse freddo, nevoso o ghiacciato, con buona pace dei soldi spesi
per lezioni di sci e pattinaggio su ghiaccio. L'ironia della vita mi
ha portata a vivere in Canada, proprio in una delle province piu'
fredde e nevose della nazione, alla faccia dei miei recalcitranti no.
Il Karma ha colpito ancora, I guess.
Se avessi altre foto,
sarebbero quella di mia madre con i pantaloni a zampa d'elefante
negli anni '70 ed un paio di zeppe che, anni dopo, ruppi nel corso di
un festeggiamento postumo del compleanno di Freddie Mercury con i
miei compagnucci d'avventura, quando bevemmo latte in bicchieri di
cristallo ottenuti da mia madre tramite raccolta punti al locale
Despar (all'epoca il veganismo c'era ignoto). Ci sarebbe anche la
foto di noi sulle Dolomiti, mia madre spavalda e ancora giovane, io
decenne sfatta da ore di nauseabonda via crucis in macchina su per i
tornanti del Trentino, nel corso della quale veniva sperimentata
l'innovativa tecnica del “fai finta di guidare, Laura! Vedi che non
ti viene il vomito!”, sulla quale rimangono opinioni contrastanti e
il ricordo degli sguardi curiosi degli altri automobilisti per una
bimba in preda ad allucinazioni da travelgum. L'altra foto che avrei
e' quella che ritrae me e mia madre vestite entrambe in tuta ginnica
rossa anni '80, mentre partecipiamo ad una corsa campestre nei boschi
del paesiello natio. Questo reperto fotografico immortala gli istanti
precedenti alla mia inconsapevole fuga, quando la mia ben nota
capacita' di essere distratta dalle piu' banali quisquiglie mi porto'
ad imboccare il percorso dei dieci chilometri in un attimo di
distrazione di mia madre, che era invece lanciata per quello da
cinque. Dopo aver gloriosamente portato a termine la corsa, assieme a
totali estranei, forse leggermente incuriositi da questa bambinetta
in solitaria, mi ricordo ancora la faccia dei miei genitori che, con
un misto di indicibile sollievo e ira funesta, mi riportarono a casa
in bicicletta per evitare ulteriori fughe podistiche.
Tante altre foto vorrei
avere ora, anche quelle che non sono state scattate e che immortalano
i compiti e le tavole d'arte fatti insieme a mia madre fino a notte
fonda, le sere passate a guardare il “Drive in” in televisione,
alla faccia dei genitor bacchettoni che ne vietavano la visione ai
figli, i pranzi della domenica, che non era ammissibile perdere anche
se abitavo gia' a Milano, gli addobbi (di casa e addirittura di
gatti) per quando tornavo a casa dopo aver superato un esame, quella
volta che presi nove meno in greco e mia madre punto' il dito su quel
meno, le volte che ha cercato di insegnarmi a stirare, a cucire, a
fare a maglia, a fare giardinaggio, a capire come si leggono libri
contabili ed affini, ecco, tutte quelle volte che avrei dovuto
ascoltare e, invece, seguendo il mio anarchico spirito del “no!”
ho rifiutato d'imparare. E adesso, ad anni e chilometri di distanza,
mi rendo conto di quanto di mia madre ci sia in me, a discapito di
tutte le negazioni e di tutti i piatti di riso rovesciati in testa..
Buon compleanno, mamma!
Tutto vero! Tuttavia.....quel nove meno... la dice lunga, porca miseria, non era una bieca oservazione nei tuoi confronti ma siccome i vecchi dicevano che i figli non bisogna mai vantarli troppo....ho voluto solo dire che un nove è un nove pieno e non un nove meno!!! Comunque grazie...alla fine le figlie assomigliano molto alle loro madri e questa è la ricompensa!!! Ahahahahhh!!!
RispondiEliminaCiao Lo'! ;)
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