Famosa per la mia
lungimiranza nel prepararmi ai vari eventi della vita (esami, lauree,
parti altrui, saldi di fine stagione...), sto col tempo migliorando
le mie prestazioni, rendendo la corsa dell'ultimo minuto sempre più
avvincente e pittoresca.
Per esempio, sono le tre
del pomeriggio e il mio aereo partirà domattina alle 6.30 da
Malpensa. Io sono in pigiama e sto aggiornando questo blog, mentre
ancora si ode in lontananza la lavatrice risucchiare lo sporco da
vestiti che dovrò portare con me. No problem: tra poco (o molto),
forse alzerò le chiappe da questa sedia di paglia un po' sfondata e
andrò alla lavanderia a gettoni ad asciugare calzemutandejeans
lastminute.
Sorseggio acqua firzzante
e so che non ho ancora stampato biglietto nè pagamento dell'esta.
Del resto, non ho nemmeno iniziato a fare la valigia. E spero di aver
prenotato il pasto vegan sul volo, anche se non ne sono poi così
sicura.
Ma dove vado? La domanda
suona stranamente priva di significato. Non lo so, dove vado. Cioè,
domani dovrei atterrare a New York verso mezzogiorno e ancora non ho
capito se la fida Kamalita verrà a prendermi o meno...ma immagino
che il fatalismo nepalese farà sì che l'arcano venga svelato solo
all'atterraggio.
Una volta giunta in
qualche modo a Poughkeepsie, dovrei poi vagare di casa in casa per
una decina di giorni, ospite di amici più schizofrenici di me. Se il
piano iniziale prevedeva una permanenza nel gioioso upstate NY di
poco più di una settimana, due giorni fa ho piacevolmente scoperto
di essere stata prescelta per accompagnare Kamalita a San Francisco,
dove avrà un importantissimo colloquio relativo al suo visto. Come
fare a mandarla da sola nell'assolata California? Ma anche, con cosa
pagare il biglietto? Un po' di carrubbe ed un paio di cicerchie?
Fatalismo, fatalismo...
E poi? Poi, poi, poi...il
poi prende le sembianze innevate del Canada, ma a nessuno è dato
sapere se si tratterà della fighetta (si fa per dire) Calgary (che
per lapsus chiamo sempre “Cagliari”) o della petroliosa Edmonton,
popolata da lavoratori spartani.
Se inizialmente la scelta
era caduta sulla seconda città, le grandi difficoltà nel reperire
una stanza mi avevano spinta a cercare alloggio in quel di
CalgaryCagliari, per poi tornare sui miei passi ad ogni mail ricevuta
da un posto o dall'altro. Attualmente ho visionato circa 8000 foto di
case e stanze e conosco il mercato immobiliare dell'Alberta molto
meglio di un qualsiasi immobiliarista autoctono.
Ovviamente non ho ancora
concluso nessun affare, ma so che molto probabilmente l'ex inquilino
di uno zio di Kamalita (che lei peraltro non ha mai visto) potrebbe
trovarmi una stanza ad Edmonton. In Nepal we trust!
Intanto, continuo a far
pescare bigliettini con i nomi delle due città ad amici e parenti e
l'altro giorno io e la Gabry abbiamo passato un'ora alla Feltrinelli
consultando la guida del Canada...no comment!
La ricerca del lavoro
sarà un altro paio di maniche, ma forse è meglio pensare prima a
come imbottire i vestiti in vista di inverni che possono arrivare a
-60 (!!!) gradi. E tutti a giurare che, essendo il clima secco, il
freddo sulla pelle è meno freddo di quello sulla carta. Mah...
Insomma, viaggio un po'
come vivo, alla cieca, in modo avventato ed assolutamente illogico.
E ora mi tocca andare
alla lavanderia a gettoni ad asciugare i miei miseri averi
stracciformi.
Che il vento soffi
poprizio sulle mie vele (rattoppate)...
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