Orde di teenagers
pienotti infestano downtown mezzi nudi, gruppi di sedicenni con
appendice di passeggino popolano i centri commerciali sfoggiando
shorts ed infradito che neanche a Copacabana, signore sovrappeso
stritolate da improbabili prendisole mostrano sbiaditi tatuaggi,
memoria di quando la tonicità della loro pelle faceva sembrare
davvero un cuore quello che invece ora ricorda un sedere flaccido
disegnato da un tatuatore con troppo whiskey all'acero nel sangue.
Questa è l'estate ad
Edmonton.
Qui, nella giornata più
calda della storia (30°C scarsi!), si sono registrati più blackouts
che in tempo di guerra per via dei troppi condizionatori accesi,
mentre per le strade si incontravano canadesi paonazzi con
preoccupanti crisi respiratorie.
Io, avendo finalmente
deciso di indossare audacemente pantaloncini ed infradito, sono stata
giustamente travolta da una tempesta tipo Independence Day, con tanto
di alberi che mi cadevano al suolo davanti, folgorati dal vento
impazzito, e tutta la polvere della terra gettata a velocità
supersonica nei miei poveri occhi.
Siccome l'altra volta che
avevo osato fare sfoggio di infradito la città era stata messa in
subbuglio da un tornado warning, ho deciso, per il bene di tutti, di
evitare di esporre inappropriate nudità ai quattro venti canadesi.
Del resto, qui nessuno
parla di estate, perchè, com'è noto, ad Edmonton esistono solo due
stagioni: quella delle nevi e quella delle costruzioni, detta anche
“del fango”. Infatti, se per circa otto mesi all'anno la città è
ricoperta da un impenetrabile strato di neve e ghiaccio, per i
restanti quattro si assiste ad uno sbocciare di cantieri di vario
tipo e dimensione. Si costruiscono strade, case (rigorosamente tutte
uguali), centri commerciali, ponti, garage e pure piscine all'aperto.
La conoscenza della rete dei trasporti locali maturata in sei mesi di
sofferenza invernale viene resa inutile da brutali quanto
imprevedibili mutazioni nel percorso di tutte le linee di pullman,
mentre il pedone, in passato osteggiato dai cumuli di neve sugli
sparuti marciapiedi, rischia l'estinzione a causa dei pericoli insiti
in tombini aperti, oggetti in caduta libera dalle impalcature e mezzi
pesanti impegnati nella sistematica asfaltazione di tutta Edmonton.
Qui, infatti, si è
nemici del verde. Gli unici colori graditi agli autoctoni sono il
grigio-asfalto, il bianco-neve, il nero-petrolio e il
blu-arancione-bianco degli Oilers, la locale squadra di hockey...che,
a dire il vero, ha fatto piuttosto schifo nell'ultima stagione.
Credo che si tratti di
genetica, perchè anche il mio Canadian Barbarian si sta dedicando
allo smantellamento di ogni residuo di verde nel proprio giardino.
Dopo aver brutalmente asportato ogni minimo filo d'erba e speso
migliaia di dollari in bulldozer rimuovi-fango, ora passa ogni
momento libero a piastrellare il cortile, seguendo un delirante
progetto che prevede una fontana probabilmente a forma di fungo, un
buco per i falò notturni, una vasca da bagno riscaldata (!!!) ed
altri ornamenti barocchi che dovrebbero saturare uno spazio grande
più o meno come un monolocale a Milano. Io, per suo grande
disappunto, mi limito a scuotere la testa da dietro la finestra,
mangiando avanzi di cena cinese e insegnando parole italiane di
disappunto a Phelony e Gesù, amici canini.
Per il resto, l'estate,
ops la construction season, è fatta di tramonti ad ore incredibili
(le 11 di notte!), nativi che barbequeggiano nei parchi, festivals di
ogni tipo tutti accomunati da uno sfoggio di nudità tatuate, gente
che si fa canne alle fermate del pullman, taglio dell'erba
ossessivo-compulsivo ad ogni ora del giorno e della notte (tanto c'è
sempre luce!) e muta del pelo dei conigli locali che da bianchi che
erano sono ora diventati marroncini per mimetizzarsi con la polvere
sulle strade.
Io, un po' per
superstizione e un po' per sopravvivenza, ho deciso di seguire la
semplice filosofia dei signori Sikh che, barba lunghissima e fare
distinto, si riuniscono ogni giorno presso le panchinette del Mill
Woods Town Centre e che indossano lo stesso tipo di indumenti
(turbante, tunica e gilet) ogni giorno dell'anno. Infatti, visti i
tornados, le thunder storms, la grandine di tenore biblico e
compagnia bella, perchè mai dovrei archiviare la mia giacca a vento,
compagna di mille avventure su strade o troppo innevate o troppo
impolverate per dei patetici sandaletti caraibici?
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