lunedì 1 ottobre 2012

La minuziosa preparazione di un viaggio

Famosa per la mia lungimiranza nel prepararmi ai vari eventi della vita (esami, lauree, parti altrui, saldi di fine stagione...), sto col tempo migliorando le mie prestazioni, rendendo la corsa dell'ultimo minuto sempre più avvincente e pittoresca.
Per esempio, sono le tre del pomeriggio e il mio aereo partirà domattina alle 6.30 da Malpensa. Io sono in pigiama e sto aggiornando questo blog, mentre ancora si ode in lontananza la lavatrice risucchiare lo sporco da vestiti che dovrò portare con me. No problem: tra poco (o molto), forse alzerò le chiappe da questa sedia di paglia un po' sfondata e andrò alla lavanderia a gettoni ad asciugare calzemutandejeans lastminute.
Sorseggio acqua firzzante e so che non ho ancora stampato biglietto nè pagamento dell'esta. Del resto, non ho nemmeno iniziato a fare la valigia. E spero di aver prenotato il pasto vegan sul volo, anche se non ne sono poi così sicura.
Ma dove vado? La domanda suona stranamente priva di significato. Non lo so, dove vado. Cioè, domani dovrei atterrare a New York verso mezzogiorno e ancora non ho capito se la fida Kamalita verrà a prendermi o meno...ma immagino che il fatalismo nepalese farà sì che l'arcano venga svelato solo all'atterraggio.
Una volta giunta in qualche modo a Poughkeepsie, dovrei poi vagare di casa in casa per una decina di giorni, ospite di amici più schizofrenici di me. Se il piano iniziale prevedeva una permanenza nel gioioso upstate NY di poco più di una settimana, due giorni fa ho piacevolmente scoperto di essere stata prescelta per accompagnare Kamalita a San Francisco, dove avrà un importantissimo colloquio relativo al suo visto. Come fare a mandarla da sola nell'assolata California? Ma anche, con cosa pagare il biglietto? Un po' di carrubbe ed un paio di cicerchie? Fatalismo, fatalismo...
E poi? Poi, poi, poi...il poi prende le sembianze innevate del Canada, ma a nessuno è dato sapere se si tratterà della fighetta (si fa per dire) Calgary (che per lapsus chiamo sempre “Cagliari”) o della petroliosa Edmonton, popolata da lavoratori spartani.
Se inizialmente la scelta era caduta sulla seconda città, le grandi difficoltà nel reperire una stanza mi avevano spinta a cercare alloggio in quel di CalgaryCagliari, per poi tornare sui miei passi ad ogni mail ricevuta da un posto o dall'altro. Attualmente ho visionato circa 8000 foto di case e stanze e conosco il mercato immobiliare dell'Alberta molto meglio di un qualsiasi immobiliarista autoctono.
Ovviamente non ho ancora concluso nessun affare, ma so che molto probabilmente l'ex inquilino di uno zio di Kamalita (che lei peraltro non ha mai visto) potrebbe trovarmi una stanza ad Edmonton. In Nepal we trust!
Intanto, continuo a far pescare bigliettini con i nomi delle due città ad amici e parenti e l'altro giorno io e la Gabry abbiamo passato un'ora alla Feltrinelli consultando la guida del Canada...no comment!
La ricerca del lavoro sarà un altro paio di maniche, ma forse è meglio pensare prima a come imbottire i vestiti in vista di inverni che possono arrivare a -60 (!!!) gradi. E tutti a giurare che, essendo il clima secco, il freddo sulla pelle è meno freddo di quello sulla carta. Mah...
Insomma, viaggio un po' come vivo, alla cieca, in modo avventato ed assolutamente illogico.
E ora mi tocca andare alla lavanderia a gettoni ad asciugare i miei miseri averi stracciformi.
Che il vento soffi poprizio sulle mie vele (rattoppate)...