domenica 11 novembre 2012

Dispacci dai ghiacci - La mia vita con Larry

Una nevosissima domenica mattina, il Larry è venuto a prelevarmi da Spruce Grove a bordo del suo gigantesco pick up, sfoggiando occhiali da sole Ray Ban nel mezzo della tempesta di neve e fumando come un turco col finestrino abbassato a -10°C.
Quel giorno, lungo il tragitto per Mill Woods, quartiere nella parte meridionale di Edmonton dove il Larry vive, abbiamo incontrato una media di una macchina finita nei fossati laterali ogni mezzo chilometro...inutile dire che, per quanto le strade vengano percorse dagli spazzaneve, cade talmente tanta neve che, ad un certo punto, non si sa davvero più dove metterla e ci si deve adattare a schivare i cumuli più massicci e a sterzare e controsterzare come in un videogioco ambientato tra i ghiacci.
La casa del Larry è una villetta bellina in mezzo ad altre villette belline...ma mentre tutti i vicini hanno il cortile ed il marciapiede di fronte liberi da ghiaccio e neve e perfettamente puliti, l'area del Larry è una selvaggia montagna ghiacciata, dalla quale gli sparuti pedoni si tengono decisamente alla larga.
Larry ha sessantadue anni, una ex moglie che lo detesta, una moglie defunta della quale parla costantemente, due figli sovrappeso che vivono in Alberta ed una figliastra che sta in Ontario col marito, ha anche tre nipotini, ma vive da solo con tre gatti pelosissimi. Credo mi affitti la stanza non per soldi (e infatti pago davvero poco, rispetto ai prezzi edmontoniani), ma perchè si sente solo. Mentre taglio i rasta che nel corso degli anni si sono accumulati tra i peli dei gatti, Larry parla; mentre cucino alghe poco commestibili e noodle plasticosi, Larry parla; Larry parla persino quando sono al telefono via skype con amici e parenti e continua a parlare anche mentre ci guardiamo The Big Bang Theory o CSI. È un fiume in piena e le sue perle di saggezza toccano tutto lo scibile umano: politica, alimentazione, lavoro, morte, amore e vita coniugale. Ma soprattutto, Larry ama parlare di sesso e pornografia perchè, dice, chi non ne parla lo fa per ipocrisia, pur pensandoci costamente e perchè il sesso è un aspetto fondamentale della troppo breve vita degli esseri umani. Non simpatizza con gli Americani, che trova arroganti, nè con i Pachistani, che a Mill Woods sorpassano in numero i Canades; è anche convinto che, a causa di persone come me, la terra corra il rischio di essere invasa da mucche, maiali e compagnia bella e di finire totalmente ricoperta di alberi ed erbacce...una tragedia, insomma! Inutile dire che passiamo intere serate a discutere di bistecche e tofu, mentre polvere e peli di gatto si accumulano minacciosi su pavimenti, mobili, suppellettili e sui nostri stessi corpi...ma tanto settimana prossima verrà la diciannovenne lesbica a pulire casa e Larry attende con trepidazione questo momento!
Insomma, trovando il Larry, ho vinto la lotteria!
Mill Woods, poi, non è malaccio: è un quartire tranquillo (anche se fino ad un annetto fa gang di Pachistani ed Indiani si fronteggiavano a suon di rivoltella) e i mezzi di trasporto sono piuttosto frequenti...anche se, a dire il vero, i manager dell'Edmonton Transit System, che pago ben 84 dollari al mese, sono probabilmente affetti da schizofrenia. Esistono, infatti, una miriade di linee che manco a NYC, ma se devi percorrere una linea retta, ad esempio la sessantaseiesima strada, devi cambiare tre autobus nell'arco di dieci minuti, perchè tutti percorrono rotte barocche che lasciano basiti anche i passeggeri più navigati. E se cerchi aiuto con Google, sei fregato! Nessun motore di ricerca ha la capacità di stare al passo con i repentini cambiamenti di percorso con cui l'ETS cerca di movimentare gli altrimenti piatti inverni edmontoniani. Peccato che, quando devi attendere per interminabili minuti un pullman che non passerà mai o ti devi trascinare da una fermata all'altra perchè la rotta è stata subdolamente cambiata a tua insaputa, i -18°C non aiutano a preservare la tua sanità psico-fisica.
Qualche giorno fa sono andata all'ennesimo colloquio e sembravo Marilyn Manson perchè, dopo due ore di viaggio nella snow storm e tre bus cambiati, il mio mascara si era orribilmente disciolto su tutto il mio viso congelato. Non credo otterrò quel lavoro...
E parlando appunto di ricerca del lavoro, nel giro di due settimane ho fatto circa sei colloqui, ho lavorato come visual merchandiser notturna (allestivo in modo “fighetto” e “trendy” il reparto surgelati di grandi catene...ovvero, non c'è scampo ai ghiacci!) e sono stata assunta da Lowe's, una specie di Castorama nordamericano. La ricerca continua e settimana prossima avrò altri tre colloqui. In Alberta si produce e, soprattutto, girano tantissimi soldi grazie alla presenza delle famigerate sabbie bituminose, dalle quali si estraggono immani quantità di petrolio in campi dispersi nel deserto più ghiacciato, dove i lavoratori vengono deportati in aereo per turni lunghi due settimane o più. Certo, lo stipendio che ricevono è da capogiro, ma che difficoltà cavare petrolio dalla terra!
Ora passo e chiudo, che il Larry ha iniziato a parlarmi dell'infedeltà coniugale...

venerdì 9 novembre 2012

Dispacci dai ghiacci - lo sbarco!

L'avventura canadese inizia con una folle corsa all'alba verso Newark, un po' la Orio al Serio di New York...cioè, si trova in New Jeresy, ma tutti si ostinano a definirlo “aeroporto di NYC”.
Kamalita e Sushil, un amico indiano, si offrono di accompagnarmi alle 4 del mattino ma, siccome il suddetto Sushil ha giustamente sonno, mi devo autotrasportare, guidando per due ore un mega suv secondo le ingarbugliate indicazioni stradali indo-nepalesi...inutile dire a momenti perdo l'aereo.
Dopo le drammatiche scene di congedo (ormai è appurato che io abbia qualche problemuccio con gli arrivederci), m'imbarco per Calgary con una tale espressione da deportato, che riesce addirittura ad impietosire la glaciale addetta al body scan, strappandole un compassionevole sorriso di solidarietà.
Sull'aereo vengo colta da un attacco di panico quando noto che sul display è indicata come destinazione FORT McMURRAY, nel nord che più nord non si può dell'Alberta. Sconvolta, mi guardo intorno, cercando conforto negli altri viaggiatori, ma tutti dormono, così mi faccio coraggio e arranco fino alle hostess, le quali stanno lavorando a maglia (!!!) negli ultimi sedili del velivolo. Pallida e tremolante, chiedo loro se, in effetti, stiamo davvero andando a Calgary oppure a congelarci le chiappe tra gli Inuit e loro, serafiche, mi dicono “grazie sweetie per avercelo fatto notare! Quel computer fa le bizze...adesso lo sistemiamo”. Bene! Ritorno al mio posto con dei forti dubbi sulla sicurezza delle compagnie aeree canadesi, ma tranquilla rispetto alla destinazione.
Dopo un piacevole volo allietato da amene conversazioni con affabili canadesi (e già mi mancano gli spacciatori di crack di Poughkeepsie...), sbarco a Calgary, dove mi tocca aspettare un'ora e passa per la coincidenza, dato che una tempesta di neve sta causando ritardi su ritardi. Quando finalmente ci imbarcano su un trabiccolo degli anni Settanta, largo due metri e lungo 5 (tanto che il mio trolley non ci sta in stiva!), noto di essere l'unica donna a bordo, a parte la grezzissima hostess, in mezzo a rudi lavoratori del petrolio. A questo punto mi è palese come forse io non stia esattamente andando a vivere in una meta turistica tra le pù gettonate.
Ad Edmonton fa, ovviamente, un freddo becco e nevica. Nessuna traccia del sole. 
Con i potentissimi mezzi di trasporto locali, ci metto circa tre ore a raggiungere la ridente località di Spruce Grove, paesotto a nord della città, dove una famiglia pachistana mi attende. E come ci sono finita io nei sobborghi di Edmonton? Semplice, dal momento che non riuscivo a trovare nessuna stanza in affitto, a parte a casa di un tizio psicolabile che mi ha tenuta in ballo per due settimane, mi sono rivolta al collega pachistano di Kamalita il quale, guarda caso, ha una sorella che vive nei dintorni di Edmonton. Siccome tale collega ha un debole per me (alla faccia di moglie e figli...) al mio arrivo non solo dispongo di una camera ma anche di un potenziale lavoro...nella gelateria di famiglia! L'idea di vendere gelati quando si hanno medie di -12°C potrebbe parere aberrante ai più ma, dopo aver passato due giorni in compagnia di una filippina a dispensare ice creams ai canadesi, ho dovuto riconsiderare il mio punto di vista: la gente ama avere la stessa temperatura sia esternamente che internamente. Questa è l'unica spiegazione possibile.
La mia love story con la provincia edmontoniana è tristemente terminata dopo circa tre giorni di via crucis pedonale nei ghiacci e le principali cause della rottura sono appunto da ricondursi alla totale assenza di mezzi trasporto che non solo mi obbligava ad andare alla gelateria camminando per mezz'ora nella tormenta, ma mi avrebbe perennemente bloccata a Spruce Grove per tutto il week end, dal momento che quei due o tre autobus che collegano la cittadina ad Edmonton, vengono sospesi durante il week end.
Ed è così che, tramite un drammatico annuncio su craiglist, il Larry è venuto a raccattarmi per portarmi in città...ma questa è un'altra storia...