martedì 3 settembre 2013

Dispacci dai ghiacci - Una gioiosa coabitazione


Paese tranquillo, il Canada. La porta di casa non viene mai chiusa a chiave, sul pullmann nessuno si guarda attorno con sospetto, ancorando il portafogli alla tasca dei pantaloni, nessuno intravede nell'altro un potenziale pluriomicida o un ladro incallito. Nessuno, tranne l'italiano trapiantato a nord che, nonostante nulla qui gli sia mai stato sottratto o nessuna aggressione sia mai stata perpetrata ai suoi danni, si ostina tuttavia a scorgere pericoli e incipienti crimini in ogni dove.
E questo, in effetti, è il mio caso. La diffidenza tipica di chi viaggia sulla 90 a Milano o di chi ha subito il furto di decine di biciclette permea il mio essere talmente profondamente che nemmeno in questa pacifica landa ghiacciata riesco a prendere un mezzo di trasporto senza controllare lo zaino o a fantasticare di possibili serial killers in agguato tutte le volte che il mio Barbaro Canadese va a letto senza chiudere la porta di casa (il che avviene praticamente ogni sera).
Sebbene sia stata più e più volte sbeffeggiata per questa mia propensione alla previsione di crimini mai avvenuti, le mie doti da Cassandra hanno, finalmente e una volta per tutte, messo a tacere i candidi canadesi e il loro innocente sguardo sul mondo.
Il tutto ha inizio ai primi di agosto, quando una nuova coinquilina fa la sua inaspettata entrata in scena a casa del Larry, occupando la stanza che fu dell'ultracattolico quebecchiano Martin, partito alla volta del petrolifero nord (sì, esiste qualcosa più a nord di qui!). Io, con influenze lombrosiane delle quali mi vergogno profondamente, inizio a dubitare della nuova arrivata sin dalla stretta di mano.
La prima sera, un po' indispettita dalla mia cronica diffidenza, me ne vado a dormire con la gatta Maggie, sperando che l'indomani mi porti in dono un po' di fiducia nel genere umano. Ma ecco che, nel cuore della notte, la coinquilina, da allora ribattezzata “Creepy Roommate”, mi catapulta nel mezzo di uno a caso degli episodi di Paranormal Activity, iniziando a ripetere, a mo' di rito satanico, “I know who you are and you know who I am” ad un immaginario personaggio presente nella sua stanza. Dopo essermi barricata in camera con la Maggie, ho constatato come il mio ateismo non sia d'aiuto quando acqua santa e rosario sarebbero la risposta più adeguata.
Questa è la prima delle poche notti trascorse a casa con lei.
La seconda sera di coabitazione si apre con la Roommate che, sempre più ubriaca, inizia a raccontarmi terrificanti storie di vita vissuta incentrati su ripetuti abusi domestici, un presunto incesto e un po' di sana prostituzione, fino a che la ciuca vira sul violento e lei inizia a buttare all'aria tutto ciò che si trova sul tavolo dove sto cenando, per infine accusarmi di averle rubato le calze. Ovviamente, la serata si conclude con un ennesimo episodio di soliloquio alla Paranormal Activity e conseguente clausura mia e della Maggie.
La notte numero tre parte bene perchè, nonostante io sia terrificata per l'assenza del Larry (a Vancouver per lavoro), la Roommate pare sobria e, dopo avermi narrato le sue vicissitudini in materia di salute, mi dice che sono una bella persona e si mette tranquilla tranquilla a guardare la televisione in sala.
Io decido che, dopo tutto, sono proprio una stronza a essere così prevenuta nei suoi confronti e mi vergogno persino di aver messo in salvo a casa del Mandon l'anello con rubino di mia nonna (unica cosa di valore che io possieda). Decido che da domani sarò una persona migliore e inizierò a costruire una sana fiducia verso gli altri e, per dare maggior vigore al mio proposito, io e la Maggie concordiamo di non chiudere a chiave la porta della camera.
Senonchè, in seguito all'emanazione del mio personale manifesto di amichevolezza verso il genere umano, perdo circa dieci anni di vita per lo spavento di venire svegliata nel cuore della notte dalla Creepy Roommate che, come se niente fosse, all'una e passa mi avvisa dell'arrivo del suo ciclo e mi fa cortese richiesta di soldi per andare a comprare i tampax ad un inesistente negozio aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Quando le porgo i miei di tampax lei, con fare tra lo scocciato e il deluso, si allontana e, poco dopo, in seguito ad una serie di chiamate da un ignoto personaggio maschile, se ne esce per mete ignote. Io, ricordando i racconti etilici di prostituzione, decido che la prossima volta che mi viene un attacco di fiducia è meglio se conto fino a cento e comunque mi chiudo in camera con la gatta, nel caso torni con qualche cliente.
Nonostante i miei tentativi di messa in guardia del Larry, la sua canadesità gli consente solo di ammettere che, sì, in effetti la Roomie è un po' stranella ma che no, non è assolutamente pericolosa. Nel mentre, inizia la lenta scomparsa dei miei capi di abbigliamento...
Il quarto episodio della saga mi vede tornare a casa dopo una cena da un collega (Larry sempre a Vancouver) e trovare la porta del bagno chiusa a chiave e la coinquilina presumibilmente intenta a farsi una doccia. Reputandomi fortunata per la mancata interazione, mi lavo i denti in cucina e me ne vado a letto sigillandomi in caso di un'improvvisa proiezione domestica di Shining. Un'ora più tardi, la Roommate sta ancora facendosi la doccia e, siccome ho rinvenuto una strana droga, inizio a sospettare che sia deceduta dopo aver battuto la testa sulla vasca, in preda a fumi psicotropici. Visualizzando scenari da CSI Edmonton, esco dal mio bunker e vado a bussare alla porta del bagno...dopo dieci minuti di disperati colpi alla porta e di urla, finalmente una flebile voce mi risponde che lei è “fine”. Va bene, niente squadra scientifica per stasera, me ne torno a letto. Peccato che, dopo un'altra ora, la tizia sia ancora sotto la doccia! Aspettandomi rivoli di sangue sgorgare da sotto la porta, mi avvio a portare avanti l'ennesima sessione di colpi&urla che, questa volta, dopo altri interminabili minuti, porta alla fuoriuscita dal bagno della Creepy Roommate, totalmente strafatta ma viva. La mattina successiva, vedendomi far colazione con due occhiaie tante, mi chiede se stia rincasando in quel momento. Beata amnesia della notte precedente!
Il giorno successivo, decido preventivamente di passare la notte dal Mandon, dove sto comunque per trasferirmi e, a rendere ancora più saggia la mia decisione, arriva una telefonata del Larry che, sulla strada del ritorno da Vancouver, mi sconsiglia di tornare a casa perchè la Creepy lo ha chiamato millantando la presenza di un intruso.
E qui entra in scena per davvero CSI Edmonton.
La Roomie che, sotto effetto di alcolici e droghe, è in preda a pesanti allucinazioni che la portano a credere ci sia qualcuno in casa, al ritorno del Larry pare comunque essersi calmata e, nonostante i due abbiano una discussione rispetto ad un prestito di soldi, il buon Larry, credendo risolta la cosa, se ne va beato a guardare la televisione sulla sua poltroncina reclinabile, con tanto di copertina da pensionato addosso. Peccato che, poco dopo, alle sue spalle spunti all'improvviso la Creepy Roommate che, armata di coltello, come ogni buon killer mira subito alla carotide, per poi colpire il gomito e la mano del pover'uomo. Ma siccome il Larry è nato con la camicia, la Roomie lo colpisce in maniera non letale e gli lascia pure l'occasione di scappare in cerca di aiuto. A questo punto, mentre il Larry, sanguinante e barcollante, si rifugia dai vicini, la star del remake di Shining riesce ad impossessarsi delle chiavi del pick-up e con quello a darsi alla fuga. Peccato che il sistema antifurto satellitare permetta alla polizia di rintracciarla nella vicina località di Leduc, dove viene fermata e portata in arresto.
Attualmente si trova reclusa nel carcere di Edmonton, in attesa del processo per tentato omicidio e furto di macchina.
Il Larry, acciaccato e pieno di punti, ha comunque una nuova, avvincente storia da raccontare ai nipotini.
Io ho recentemente traslocato dal Mandon e, pur avendo rintracciato alcuni capi di abbigliamento rubati dalla Roommate, sto ancora elaborando il lutto per la scomparsa del mio bellissimo vestito nuovo di pacca e della mia giacca viola.
Morale della storia: l'italiano trapiantato a nord, grazie alla sua congenita diffidenza, ha più probabilità di sopravvivenza del canadese medio, ammesso che non venga colto da ipotermia.