domenica 16 gennaio 2011

Dell'ambiguo rapporto con la sacher vegan

Mi sveglio la mattina con la solida convinzione di aver fatto una boiata tremenda.
E questa sensazione è concreta e pesante come la sacher vegan di mia madre piazzata direttamente sullo stomaco. Non potrei dire di non aver voluto questa sacher, ma so con certezza che, attualmente, l'oggetto cioccolatoso sta metaforicamente ostruendo i miei dotti biliari, le mie arterie e persino le mie sinapsi.
La sostanza è questa: tra meno di due settimane parto per gli Stati Uniti, con la prospettiva di rimanerci un anno o più, immersa fino al collo (non che sia una grande altezza) in culura e lingua a me aliene e tra persone forestiere.
L'avere a che fare con la concretezza travolgente di questo quantum leap mi paralizza nel letto ad ogni risveglio e mi porta ad interrogarmi sull'oscura provenienza della dannata voglia di cambiamento e avventura che, mesi fa, mi ha portata sulla strada dell'emigrazione.
Dopo tutto, mi dico, qui non mi manca nulla: ho persone che mi vogliono bene (ricambiate), faccio cose che mi piacciono e che non mi fanno sentire a disagio con la mia coscienza ipertrofica, vivo in una città che, per quanto grigia e nebbiosa, mi permette di non sentirmi una mosca bianca, almeno non costantemente.
La sostanza, nuda e cruda come un gambo di sedano dopo il passaggio della coniglietta Chandra Kala, è che ho una fifa blu del nuovo. Ecco, lo ammetto: mi scopro ad essere una conservatrice esistenziale. Perchè cambiare posizione sul globo terracqueo quando quella acquisita dopo anni di fatica (dalla lotta per il grembiulino azzurro all'asilo a quella per non essere scambiata per una matricola al quinto anno di liceo, specialmente nel giorno di San Firmino), ti dà soddisfazione e sicurezza? Quale morbo del seitan pazzo ha scompigliato i miei neuroni quando decidevo di comprare il biglietto per Boston?
Mah...e pensare che ho espunto i super alcolici dai miei happy hours proprio per essere più lucida nei ragionamenti...forse avrei dovuto evitare anche i felafel liofilizzati, chissà?
Con la saggezza degli incoscienti, ho deciso che, da domani (oggi ho ancora un po' di sacher sullo stomaco) mi lascio andare al flusso del fiume immaginario lungo il quale tutto è possibile ed evito di lasciarmi travolgere dalla paura dei miliardi di chilometri che mi separeranno da casa, dell'ostile grammatica anglosassone, delle persone troppo diverse da me o troppo uguali a me che incontrerò, delle grigliate di carne ammmericane, del Tea Party, delle Dodge Intrepid del 2000 col mangiacassette, della snow emergency, delle zampe di gallina in faccia, della valigia che non ho ancora comprato, dei risvegli senza pelo di gatto nelle vie aeree.
Molto di ciò che sto per lasciare mi mancherà ogni giorno in modo atroce, ma sono un ometto grande e posso navigare con perizia sul mio guscio di noce, come un provetto surfista in questo big flow.

2 commenti:

  1. Meravigliosa descrizione del motivo per cui a quest'ora girovago in camera, con le tv accesa su non so che film, il computer in grembo acceso, ma senza motivo... e non riesco a dormire...
    Senti quella strana sensazione per cui, in questi ultimi giorni, la tua vita sembra perfetta, in famiglia,in amore, gli amici e il lavoro... va tutto bene! come cavolo mi é venuto in mente di partire, di lasciare tutte le sicurezze, tutte le protezioni e i rifugi che ho scoperto, conosciuto e coltivato per tutta la vita!?!
    ....poi un bel respiro, piano piano si ricodano i motivi, le speranze.. e l'eccitazione comincia a farsi risentire :-)

    A presto!

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  2. Oggi mi dedico alla tecnica numero uno dell'immaginazione creativa: preparati invece di preoccuparti.
    Che il vento del Minnesota soffi bonario sulle nostre vele e che le correnti dell'Hudson non ci siano ostili!!!

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