lunedì 18 aprile 2011

La disfida della marmotta americana

Il saggio antropologo intenzionato a comprendere appieno la società americana non può esimersi dall'iscriversi alla Planet Fitness, la palestra più a buon mercato di tutto lo stato di NY.
Qui, infatti, si ammassa, in un tripudio di sudore ed indumenti impietosamente troppo stretti, tanta e tale miseria umana da farti rimpiangere la laundry con free dryer machine del mercoledì.
Giovani liceali vestite con abiti-francobollo che tentano di darsi al sollevamento pesi pur di concupire orridi tamarri muscolosi iper tatuati; sciure in pre-menopausa che cercano di combattere (senza troppa convinzione) il ciambellone di cellulite; innocenti ragazzotti obesi che, una volta saliti sulla cyclette, impiegano la successiva mezz'ora cercando di scenderne in modo dignitoso.
Tutti, sempre e comunque, abbacinati dallo schermo incorporato nella maggior parte degli attrezzi. L'importante, infatti, non è bruciare i cuscinetti adiposi o tonificare i glutei: ciò che più conta è non perdersi l'ultimo episodio di Criminal Minds o di NCIS. Devo confessare di aver ceduto anch'io alla tentazione televisiva, ma solo una volta e, per giunta, si trattava delle previsioni del tempo: neve nel primo giorno di primavera! Una certa signorina italiana di mia conoscenza, invece, si rifiuta di allontanarsi dal macchinario prima che la puntata di Friends lasci il posto ai titoli di coda, mentre un'altra fanciulla nepalese a me ben nota generalmente corre vestita di tutto punto guardando qualche telefilm sui serial killers, mentre le cuffie le inondano i neuroni di musica indiana, in una schizofrenia che mi lascia sempre abbacinata.
Ma la mia miseria umana ha avuto modo di manifestarsi in tutta la propria drammatica concretezza nell'episodio della disfida tra me e il giovinastro nerd e capellone.
Innanzi tutto, ci tengo a precisare che ho vinto io. E la signora sovrappeso di fianco a me può testimoniarlo....anche se forse era troppo impegnata a guardare Ghost Whisperer sullo schermo della sua cyclette. Ho vinto io e non ho avuto nessuna pietà.
La sfida ha avuto come scenario una delle due aree tapis roulant della Planet Fitness.
Io ho iniziato correndo in modo brioso e il giovinastro mi ha seguita, poi ho sgambettato velocemente e lui idem, quindi ho messo la modalità run-for-life e lui di conseguenza. Alla fine, dopo un indicibile susseguirsi di cicalii per il costante rimaneggiamento della velocità del macchinario, dopo ettolitri di sudore versati sulla migliore tecnologia del fitness, dopo miglia e miglia macinate scongiurando tutti gli dei conosciuti di non soccombere all'acido lattico, dopo tutto questo calvario, l'atletica italiana è uscita dalla tenzone a testa alta, perché l'amico statunitense ha gettato la spugna, non senza tirare un paio di madonne in inglese. Certo, quando si è girato ho dovuto cercare per terra milza, polmoni ed altri futili organi e viscere varie, ma con orgoglio ed alterigia ho potuto vantarmi con la vicina del mio workout summary.
Che lo spirito competitivo statunitense mi stia entrando nel dna, come del resto è già successo col crunchy peanut butter? Quale sarà il prossimo passo?
Forse ingaggerò una gara sulle motorette del Wal Mart con un'anziana obesa, o magari sfiderò gli avventori della Big Bubble laundry a chi ha più mutande da lavare o, peggio, il confronto avrà luogo tra me ed una marmotta americana e l'oggetto della competizione sarà la quantità di noccioline ingurgitata durante la pubblicità dell'episodio finale di Bad Girls di lunedì prossimo.

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