domenica 20 marzo 2011

Sono a favore dell'eutanasia

Potendo riassumere, la provincia americana è una grossa bandiera a stelle e strisce che penzola, pigra e sbiadita, ma con ancora un briciolo di orgoglio, dal balcone scalcinato dei miei dirimpettai.
Qui sembrano tutti fieri di essere statunitensi, ma se gli dici che vieni dall'Italia, ti guardano basiti e pieni di stupore: perché mai sei venuto a ficcarti in questo angolo di mondo così difficile e noioso?
La provincia ha alcuni tratti distintivi che sto imparando a conoscere e che il bravo antropologo dovrebbe tenere a mente quando approccia gli autoctoni.

CULTURA GENERALE. L'americano della provincia sa ben poco del mondo all'esterno del continente (ammesso che esista davvero e che non ce lo siamo sognato), perché alla tv passano quasi solo notizie di cronaca nera e previsioni del tempo. Non mi sono quindi stupita quando una mia collega ha palesato la ferma convinzione che l'Europa sia una nazione diversa dall'Italia, o quando una dei manager si è detta convintissima che Paesi Bassi ed Olanda siano due entità separate. Non sto nemmeno ad accennare il velo di mistero che regna intorno al Nepal: è un insetto? Si mangia?
Del resto, un sacco di gente non ha mai messo piede al di fuori del proprio stato, inteso nel senso di stato degli Stati Uniti...

PROLE. Un'altra caratteristica della provincia è la stupefacente propensione a figliare in età quasi puberale. Se a venticinque anni non hai almeno un paio di marmocchi vieni compatito o per la scarsa fertilità, o per propensioni sessuali contro natura, oppure per qualche malformazione cerebrale che ti ha impedito di riprodurti come Dio comanda.
Generalmente, verso i trent'anni hai almeno un divorzio o due alle spalle e stai convivendo con un elettricista avventizio alcolizzato che il fine settimana, se non è troppo ubriaco, ti porta in uno dei mille centri commerciali della zona a comprare inutili t-shirt con scritte idiote.
Credo che il punto della faccenda sia la noia. Noia per la mancanza di stimoli diversi da CSI NY. Noia per la mancanza di una formazione che vada oltre i test a crocette (qui in pochissimi possono permettersi i 40.000 e passa dollari annui dell'università). Noia per la mancanza di una vita sociale e notturna degna di nota.
Inutile dire che la mia refrattarietà alla riproduzione umana sia vista come un disturbo da inserire nel Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders.

VIVACE VITA NOTTURNA. Nella provincia, scordati di trovare il fermento cittadino. Emblematiche della movida provinciale sono le due serate appena trascorse.
Giovedì io, Kamalita e Bas, desiderosi di festeggiare il Saint Patrick Day come si deve, siamo usciti con l'intento di ingurgitare quanta più birra possibile negli svariati (fake) irish pub del paesiello.
Il primo bar, consigliato da una collega, di irlandese aveva solo il trifoglio, ma per il resto era un pezzettino di Harlem per sbaglio finito quaggiù, pieno di omoni di colore che cantavano canzoni hip hop note a tutti (tranne che a noi fucking tourists), con sottofondo preregistrato tipo karaoke. Se la birra non fosse stata vergognosamente annacquata, avremmo anche potuto reggere gli sguardi incuriositi degli avventori, ma siccome il nostro tasso alcolico stentava ad impennarsi, abbiamo deciso di raggiungere, pedibus calcantibus, un altro pub pseudo-irlandese. Qui sembrava di essere ad una festa del college, perché c'era una massa immensa di teenagers seminude ed urlanti, anch'esse dedite al karaoke. Inutile dire che anche qui la Guinness non sapevano manco che colore avesse.
La sera successiva, non paghi di cotanto splendore, ci siamo imbucati in una specie di party di addio per una kingstonese che si trasferisce nella City (a ben due ore da qui!) e che non abbiamo neanche mai visto in faccia. Qui ho optato per un Cuba libre iper alcolico, che mi ha permesso di sopravvivere al dance floor mestamente occupato solo da noi, al tristo broccolaggio del Bas nei confronti di un nostra collega e al vano tentativo di rimorchiaggio di una kingstoniana ubriaca nei miei confronti (!!!).
Guardiamo quindi al futuro con la speranza che qui vicino aprano qualcosa di decente o che almeno imparino a non annacquare la birra.

I PICK UP. Se non ne hai uno, sei uno sfigato. Io e il Bas abbiamo praticamente già deciso modello e colore di quelli che vogliamo (ma il mio sarà alimentato da energia solare) e questo non depone a favore della nostra salute mentale. Sul pick up puoi fare tutto: prendere il gelato, andare al fast food, prelevare col bancomat, spedire una lettera, pagare le bollette. Anzi, più attività porti a termine in macchina, più in alto ti collochi nella scala sociale.

IL TRIPLO LAVORO. Per permetterti il pick up, l'ipad ultimo modello, le unghie acriliche nuove ogni settimana, le inutili t-shirt con scritte idiote, ma anche l'assicurazione sanitaria, quella della macchina, la scuola dei figli e l'affitto della casa in compensato, devi assolutamente avere un doppio lavoro. Se è triplo è meglio, perché così ti puoi anche permettere l'apparecchio per i denti del bambino.
Non ho ancora capito però quando questa gente stacanovista si ritagli delle ore di sonno. Magari dormono sul pick up ad ogni semaforo rosso.

MOTORETTE NEL WALMART. Poiché, come già accennato, la vita sociale è quella tipica di un villaggio Amish, l'americano della provincia combatte la noia recandosi al Wal Mart, che è aperto ventiquattro ore su ventiquattro/sette giorni su sette, e che al suo interno ha ogni sorta di paccottiglia e cibo transgenico per soddisfare i desideri più esosi.
Generalmente, la provincia porta ad ingrassare e ad impigrirsi perciò, quando cammini tra le corsie del supermercato, devi prestare attenzione a non farti investire dall'inquietante esercito di esseri umani sovrappeso che cavalcano le motorette messe a disposizione dal Wal Mart stesso per permettere loro di acquistare con il maggior agio possibile il crunchy peanut butter o i cereali Great Value multicolor.
Se mai un giorno mi vedrete alla guida di un veicolo walmartesco, brandendo un bottiglione di coca da due galloni e sfoggiando delle unghie più lunghe del mio stesso braccio, spero che qualcuno di voi si ricordi che sono a favore dell'eutanasia...














2 commenti:

  1. Beh non proprio tutti gli americani pensano a riprodursi all'infinito:
    http://www.biologicaldiversity.org/campaigns/overpopulation/index.html

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  2. Mazza Lemon, bello questo sito! Forse c'è ancora speranza per questo paese...e lo dico anche perchè oggi ho trovato dei wurstel vegan che paiono bbboni :0)

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