giovedì 3 febbraio 2011

Nel Maine...

Il Maine riserva grandi sorprese. Pensi che lo stato sia popolato unicamente da schiere di cittadini efficienti nello spalare la neve dal proprio vialetto e pure da quello del vicino, da impiegati di banca incredibilmente gentili (come l'Andrew che oggi mi ha cambiato circa 8000 traveler checques e mi ha pure offerto un dolcetto), di serie housewives sovrappeso che fanno la spesa con parsimonia e oculatezza...e poi, improvvisamente, la notte rivela dettagli che forse erano facilmente intuibili anche alla luce del sole: nel Maine, di sera, non c'è una cippa da fare e la gente se ne esce di testa infestando squallidi pub con juke box ultramoderni e lanciandosi in danze al limite degli atti osceni in luogo pubblico. Mi riferisco in particolare all'allegra schiera di ragazzotte autoctone che l'altro giorno ho avuto l'onore (e l'onere!) di vedere impegnate in danze hard e finto lesbo, con il tristo scopo di sedurre un paio di poveracci più interessati alla birra che ad un paio di sederi impazziti.
Nemmeno l'aver bevuto a stomaco pressoché vuoto mi ha aiutata a riprendermi dalla visione!
Il Maine è anche un paese dove nessuno si stupisce se un italiano, preso da sconforto e saturo di panini alla mostarda, si mette a cucinare della pasta in una tortiera per ciambelle, mettendola direttamente sul fuoco.
Ed è un luogo dove i rivenditori di macchine usate non fanno fatica a prenderti sul serio quando affermi che, essendo tu originario della città più modiaola d'Europa, hai scelto la tua propria macchina basandoti principalmente su complesse questioni cromatiche relative all'abbinamento del veicolo agli accessori della collezione spring-summer.
E qui vorrei aprire una parentesi, dedicando un paio di righe alla mia Sweet Princess: la mia tamarrissima Plymouth Neon del 2000 color trasù di ciuc, che domani mi condurrà nello stato di New York.
Di questa macchina posso solo dire di averla amata fin dal primo momento che l'ho vista e di aver avuto la certezza di volerla non appena appoggiato il mio deretano sugli immacolati sedili, imbottiti come un tenero pupazzetto. Mentre la portavo a casa, ci siamo parlate: io le ho detto che mi sarei presa cura di lei imparando a controllare la pressione delle ruote, a cambiare l'olio e a lavarla assai di frequente, ma le ho chiesto di non mollarmi con le pezze al sedere nel bel mezzo di una snow storm o su di una sconosciuta highway. Lei, la mia Sweet Princess, come risposta ha prodotto un inquietante suono di plastica rotta dalla frizione e penso che domani chiederò un consulto a Chris il meccanico. Credo che anche lei mi ami, ma forse fatica a dimostrarlo.
Tornando al Maine, una cosa che mi ha molto colpita è la sua natura di buco nero. Dove cacchio ingurgita le strade che prima conoscevo? Dove fa finire motel e uffici nei quali ho passato giornate intere? Perché i punti cardinali vengono shakerati tanto da disorientare persino il mio americanissimo gps (che ha pure la mappa di Portorico!!!)? La neve non è una spiegazione sufficiente, e io mi permetterei di tirare in ballo i nodi magnetici sotterranei e le macchie solari per gettare luce sull'increscioso episodio del post Wal Mart. Suddetta vicenda ha coinvolto, oltre alla mia persona, anche una tale salentina amante di Dodge tamarre ed una babuska ucraina che in genere si diletta a parlare in russo con attoniti orsetti di peluche, ed è consistita in circa un paio di ore di delirio automobilistico che ci è costato galloni e galloni di benzina, consumati macinando chilometri nel nulla innevato e totalmente buio. In due parole: uscite dal Wal Mart col gps in mano, ci siamo miseramente perse e abbiamo dovuto far mestamente ritorno al motel, dopo aver tentato invano di raggiungere i nostri compagnucci all'ufficio dell'organizzazione.
Non credo sia colpa nostra: l'increscioso evento è sicuramente attribuibile alle peculiarità del Maine.
Domani tenterò di allontanarmi dalla patria di Stephen King e Jessica Fletcher per trovare fortuna nello stato di New York. Spero quaindi che le divinità protettrici dei tamarri mi guardino con occhio bonario e che il vento del Maine spiri favorevole sulle vele della mia Sweet Princess, almeno quel tanto che basta per farmi arrivare alla mia nuova casetta.

1 commento:

  1. littel ma la sweet princess è bellissima ed è intonata al giubbottino, ottima scelta!comunque era noto che nel Maine non ci sia GPS che tenga!
    buon viaggio littel!

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